Ciao, sono Enzo Parianotti, qualche giorno fa mi trovavo in ospedale, ero andato a far visita ad un amico che era stato ricoverato alcuni giorni per un piccolo intervento.
Una volta entrato in ospedale e trovata la stanza in cui era ricoverato sono entrato.
Nonostante molti ospedali di oggi siano arieggiati, luminosi e alquanto accoglienti, quella stanza non dava affatto il sentore di esserlo.
Nella stanza il mio amico non era solo, c’era un altro signore sul letto affianco a lui. Era sicuramente più anziano del mio amico, ma non riuscivo ad attribuirgli un’età.
Cerco di non farmi influenzare dalla sensazione iniziale, saluto il mio amico e mentre parlavamo su come stava e quando sarebbe tornato a casa… ad un certo punto capisco il perché di quel sentore spiacevole che sentivo.
Il motivo?
No, la causa non era nessun odore ospedaliero e nemmeno i cibi dall’aspetto fanta-scentifico che spesso si trovano in ospedale.
Il motivo era il suo compagno di stanza Gianni. Tutto fu improvvisamente chiaro quando, durante una pausa di silenzio, si inserì nella conversazione chiedendo timidamente “Scusate, non ho potuto non far meno di ascoltare. Se posso dirvi una cosa…”
Aveva un volto pallido. Il suo corpo era esile, con poca energia. E la voce alquanto flebile.
Si lamentava.
Sì, le sue condizioni di salute non erano delle migliori, e sicuramente gli provocavano qualche dolore, ma non era per il dolore fisico che si stava lamentando.
<< Mi sento tremendamente solo e infelice… starmene qui, fermo, su questo letto d’ospedale mi porta a ripensare a tutta la mia vita. Credo di non essermi mai fermato a guardare all’indietro la mia vita, forse perchè temevo di vedere in faccia i miei rimpianti. >>
Stare lì, in quel luogo, fermo tutto il giorno lo avevano portato a riflettere sulla sua vita. Il suo corpo forse era privo di energia, ma non di certo il suo spirito. Anzi, la sua mente ribolliva di ricordi (ancora vividi un lui) e di rimpianti.
Ce n’era uno in particolare che lo faceva soffrire, e delle sue parole sembrava sentirsi in colpa; come se si sentisse responsabile per ciò che aveva trascurato.
<< Pensavo di avere tutto dalla vita, ma quello che credevo essere tutto era solo materialità, e in quanto tale è svanita. Ciò che invece sarebbe rimasto l’ho trascurato, ritrovandomi senza le cose che contano davvero. >>
Si intuiva che aveva avuto una vita brillante, almeno dal punto di vista di opportunità e della carriera lavorativa.
Ciò che invece non era stata altrettanto brillante era la sua vita affettiva. I parenti, così come gli amici, nel corso del tempo iniziò a trascurarli, ad allontanarsi e, man mano, anche a perderli.
Era questo il suo più grande rimpianto che non riusciva a perdonarsi, e fatalità era uno degli stessi rimpianti che emersero dall’intervista fatta dall’infermiera: “Avrei voluto dedicare più tempo alle persone che amo e far capire loro quanto fossero importanti”.
Molte persone, mentre sono in salute e stanno bene, sottovalutano l’importanza di avere accanto persone care come gli amici, e ne danno scontata la loro presenza.
Si rendono conto della loro importanza quando ormai è troppo tardi poiché le strade si sono divise.
Il rendersi conto che si è trascurato il rapporto molte volte avviene proprio nei momenti finali della propria vita dove si è costretti a stare soli con sé stessi, come è accaduto al compagno di stanza di questo mio amico.
Molte persone sono talmente prese dalla frenesia della loro vita a tal punto da dimenticare le persone che amano. E quando stanno per morire immancabilmente rimpiangono di non aver dato alle amicizie il giusto tempo che avrebbero meritato.
Io e il mio amico Francesco intanto avevamo dimenticato i nostri discorsi. Quel signore aveva desiderio di parlare e il bisogno che qualcuno lo ascoltasse, e noi non ci sentivamo di certo di privarlo di tale attenzione.
Eravamo evidentemente dispiaciuti per Gianni.
In quel momento, ricordandomi dell’intervista, la sua storia aveva anche iniziato ad incuriosirmi; volevo capire se avesse altri rimpianti che coincidevano con quelli scoperti dall’infermiera.
E qui il secondo rimpianto emerse subito dopo: “Vivere la vita che gli altri si aspettavano da me e non quella che sentivo mia, in linea con le mie passioni, i miei principi e i miei valori”.
Il rimpianto nell’aver trascurato anche sé stesso, e di aver rinunciato a quelli che erano i suoi sogni, non gli dava pace. Le sue parole, anche se flebili, riuscivano ad esprimere in modo chiaro il dolore e la rabbia che in quel momento provava.
Il 90% delle persone anziane che sono nella fase finale della loro vita realizzano di aver rinunciato alle loro ambizioni, ai loro obiettivi, ai loro sogni.
Si rendono conto che non hanno inseguito ciò che davvero volevano, ma si sono limitati a fare quello che “era giusto”, quando magari era giusto per le persone che gli erano vicino, ma non per loro. E il non volersi opporre li ha portati a vivere la vita degli altri, ma non la propria.
<< Il lavoro mi ha fatto abituare ai comfort che ho potuto concedermi, ai piaceri materiali che mi facevano sentire gratificato, ma se solo me ne fossi reso conto avrei dedicato meno tempo al lavoro e di più a me stesso, alle mie passioni e alle persone che amavo. >>
Con questa frase Gianni mi ha fatto intuire un terzo rimpianto, e anch’esso coincideva: “Vorrei non aver lavorato così tanto e così duramente trascurando ciò che ora mi rendo conto ora essere importante”.
Passare del tempo con chi si ama e non dedicarsi solo al lavoro sembrano banalità eppure quante persone si ritrovano nella stessa situazione di Gianni?
Anche tu probabilmente conosci qualcuno che ha dato importanza solo al lavoro, ad un certo punto si è accorto di esser solo, ma soltanto in punto di morte si è reso conto che il lavoro non gli avrebbe mai restituito la propria vita e i loro affetti.
Questo accade più spesso di quanto immaginiamo. Se si vuole vivere una vecchiaia felice è quindi fondamentale iniziare a 40 – 50 anni riflettere su questi aspetti, poiché dopo potrebbe essere davvero troppo tardi.
Gli affetti che con il tempo iniziavano a mancare, unito all’impegno lavorativo, lo hanno portato a trascurare i suoi sentimenti, a non riconoscerli e a avere più qualcuno a cui poterli esprimere.
Disse: << Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere pienamente i miei sentimenti. >>
Quarto rimpianto.
Le motivazioni che portano le persone a non esprimere i loro sentimenti sono davvero molte, ma se questo avviene per lungo tempo le conseguenze sono uguali per tutti: condurre una vita piatta, incapaci di realizzare il proprio potenziale e di esprimerlo attraverso le emozioni. Ciò molto spesso porta a covare rabbia e risentimento che finiscono per accompagnarli per il resto della loro vita.
L’ultimo rimpianto Gianni non me l’ha detto esplicitamente, ma da quello che aveva raccontato era facilmente deducibile.
Non si era mai chiesto se era felice, forse nemmeno sapeva cos’era per lui la felicità. Ad ogni mondo in quegli istanti, steso sul letto dell’ospedale, aveva la certezza di essere infelice e, forse, si era accorto di esserlo stato per tutta la vita.
<< Avrei voluto essere felice. Potevo darmene la possibilità ma non l’ho fatto. >>
È questo l’ultimo dei 5 rimpianti principali emersi dall’intervista; e sono sicuro che se fosse stato Gianni a rispondere, avrebbe risposto esattamente la stessa cosa.
La felicità non dipende da altri, è una scelta.
Probabilmente anche questa consapevolezza rientra tra le cose che si capiscono nella fase finale della vita.
Il “comfort” della loro quotidianità ha reso molte persone apatiche e ha avuto gradualmente la meglio sulle loro emozioni. La paura del cambiamento li ha indotti ad auto-convincersi che erano soddisfatti della propria vita, laddove dentro di sé probabilmente desideravano più di ogni altra cosa tornare a ridere e ad emozionarsi come quando erano bambini.
L’incontro con Gianni è stato in un certo senso provvidenziale poiché è servito a ricordarmi quegli aspetti della vita che magari nei miei … anni spesso ancora si sottovalutano.
Tuttavia ho avuto conferma ancora una volta che l’età, per porre rimedio ai rimpianti che ci si porta dietro, è questa: tra i 50 e 65 anni.
Non ci sono altre chance. Gli anni che precedono la vecchiaia sono l’ultima possibilità che offre la vita per vivere la quarta età in serenità e in pace con sé stessi. Perché poi, a ottant’anni, è troppo tardi.
Essere longebility significa quindi anche questo: vivere una vecchiaia felice. Farlo è possibile e spesso non dipende dal livello di salute, ma da quanto si è in equilibrio con sé stessi e da quanto ci si è riconciliati con il proprio passato.
Per evitare di arrivare a ottant’anni pieni di rimpianti, logorandosi come Gianni per ciò che non si è fatto e per le ciò che si è trascurato, è fondamentale iniziare ora.
Ma in che modo?
Se è possibile essere longevi stando bene, perché non iniziare da ora?
Vivere l’anzianità con il bisogno di un’assistenza costante, quando è possibile essere autosufficienti, è inutile come fare l’università e raggiungere la laurea rendendosi conto di aver dimenticato tutto.
Essere sani e felici è quindi possibile, per farlo però bisogna avere una responsabilità e una lungimiranza già da ora.
Ecco quindi 10 indicazioni che, se fatte ora, possono produrre un notevole cambiamento nella tua vita e poter affrontare la vecchiaia longeva.
1. Scegliere di essere te stesso
Vivi cercando di essere te stesso, perché solo così vivrai la tua vita e non quella di altri.
Sii te stesso perché in base al rapporto che hai con te stesso dipenderà anche il rapporto che hai con le persone che ti circondano.
Meno è il tempo che ti resta a disposizione e minore è il tempo che ti puoi concedere a esaudire le aspettative altri.
Prendi le scelte che ti fanno star bene, che rispecchiano la tua persona e che non ti portino a trascurare le cose e le persone che per te sono importanti.
2. Prendi le scelte da solo (ma confrontati con chi ami)
Molto spesso le persone che amiamo ci donano i loro consigli con le migliori intenzioni. Ringraziale per questo, ma ricorda sempre che ognuno valuta in relazione alla sua esperienza e al suo modo di vedere le situazioni. Il modo di vedere la realtà cambia da persona a persona, quindi, ascolta gli altri ma ricorda che la decisione riguarda te e non loro.
3. Dimostra gratitudine
Se sei arrivato fino a qui è frutto di tutte le esperienze che hai fatto e delle persone che hai incontrato.
Nella tua vita avrai avuto gioie e dolori, successi e fallimenti; tu cerca di concentrarti sui motivi per cui sei grato per quello che hai raggiunto, per quello che hai imparato, e per le persone che hai incontrato.
4. Mantieni le tue passioni e coltiva nuovi interessi
È importante che tu coltivi ogni area della tua vita, dal lavoro, alle relazioni fino alle passioni.
Dedica del tempo ogni settimana per fare ciò che ami, non è mai tempo buttato.
Contemporaneamente cerca di mantenerti attivo, coltivando nuovi interessi, leggendo, incontrando nuove persone, viaggiando e facendo sport.
5. Cerca di chiedere scusa
Ricordando le persone che hanno fatto parte della tua vita sicuramente c’è qualcuno che ti fa fatto star bene e qualcun’altro che magari tu hai fatto star male.
Se c’è qualcosa di irrisolto con il tuo passato cerca di affrontarlo perché rimandarlo non risolverà le cose, anzi, aumenteranno.
La felicità è una scelta, concediti la possibilità di essere felice e di godere della serenità che meriti negli ultimi anni di vita. Per farlo cerca di mettere fine e di risolvere le incomprensioni passate. Supera vecchi rancori; fallo fondamentalmente per te stesso.
Chiedi quindi scusa se necessario, questa parola molte volte ha un potere curativo che spesso si sottovaluta.
6. Dedica del tempo alle persone che ami
Il lavoro è importante, ma talvolta, ciò che permette di ottenere, unito all’ambizione di una carriera promettente, porta a perdere di vista le cose davvero importanti e a cui si tiene maggiormente.
Il tempo che non si dedica ai figli, ai parenti e agli amici non è più possibile recuperarlo.
Passa quotidianamente del tempo in compagnia di chi ti fa star bene perché è il miglior regalo che potete farvi, e i ricordi di quei momenti sarà ciò che ti terrà compagnia quando sarai anziano.
Sii inoltre grato delle persone che ti circondano e cerca di non perdere occasione per dimostrarlo. Spesso non ci vuole molto, è sufficiente anche un semplice abbraccio. Dallo, anche senza un motivo, non essere parsimonioso d’affetto con le persone che ami.
7. Smettila di rimandare
Tutti abbiamo qualcosa che vogliamo fare da tempo ma, per qualche ragione, continuiamo a rimandare. Può essere un viaggio, uno sport o un qualche tipo di avventura.
Con il tempo le possibilità che avrai per farlo probabilmente saranno sempre meno.
Evita il rimpianto di non aver fatto ciò che desideravi, di non aver realizzato qualche tuo sogno che ora è possibile realizzare. Custodisci i tuoi sogni e vivi per realizzarli, non per rimandarli.
8. Agisci ed evita gli “E se…”
Quante volte ci perdiamo ad osservare una determinata situazione e chiederci “E se avessi fatto in un altro modo?” oppure “E se non l’avessi fatto?”
Il problema è quando l’ “E se…” prende la seguente sfumatura “E se l’avessi fatto?”
Non è possibile cambiare il passato, l’unica cosa che possiamo fare da esso è impararne la lezione.
Oltre ad impararne la lezione quello che puoi fare è evitare altri “e se…” riflettendo meno sulle ciò che può accadere se fai una determinata cosa e concentrandoti invece su ciò he accade, e come ti sentiresti, se non la facessi.
9. Dedica del tempo all’attività fisica
Per essere longevi non basta essersi riconciliati con il passato e avere un’apertura mentale, è necessario stare bene anche fisicamente.
Per farlo, ed evitare malattie, farmaci e ore passate in fila dal medico durante la vecchiaia, fare allenamento è fondamentale.
Mantenersi allenati e in movimento ogni giorno, anche con una semplice passeggiata, porta ad un notevole beneficio fisico.
È importante però sottolineare che mantenersi allenati non è sufficiente se non è accompagnato da un’alimentazione equilibrata così da integrare le energie necessarie per una vita salutare.
10. Cura e custodisci i tuoi ricordi
Per stare bene con sé stessi è necessario che il passato, presente e futuro siano in equilibrio tra di loro.
Come fare?
Poniti nuovi obiettivi e custodisci i tuoi sogni, questo ti porta a proiettarti con entusiasmo al futuro pensando alle cose che ancora puoi fare.
Goditi e vivi il presente cercando di star bene con te stesso e con le persone che ti circondano. Cogli le opportunità che ti si presentano senza rimpiangere troppo il passato o senza proiettarti nel futuro.
Per quanto riguarda il passato, oltre a riconciliarsi con esso, è importante custodire tutto ciò che impedisce al tempo di sbiadirne i ricordi: cataloga le foto, colleziona quei souvenir che ti ricordano un viaggio o una persona speciale e colleziona tutti quegli oggetti dal valore sentimentale inestimabile.
Vivere una vecchiaia in salute, vitale e in armonia non è più un sogno lontano e irrealizzabile, ma qualcosa di realmente possibile.
A dimostrarlo sono i progressi della medicina e della biologia; alcuni studiosi dicono che potremmo arrivare tranquillamente ai 120 se non 150 anni.
Non era mai successo prima nella storia dell’uomo che l’aspettativa di vita fosse così lunga, e che potesse allungarsi ancora così velocemente!
“Ma se già adesso si fatica a trovare i soldi per l’assistenza agli anziani, dove si troveranno i fondi quando sarai tu ad essere anziano, visto il costante aumento dell’aspettativa di vita?”
Le previsioni sono varie, ma in ogni caso drammatiche, a tal punto che molti esperti danno per certo il fatto che le nuove generazioni non avranno la pensione.
Questo scenario a dir poco entusiasmante è solo “il punto di partenza” perché sarà molto peggio: le medicine? Le eventuali cure? Dipendere dall’aiuto dei propri cari?
Questi aspetti non si considerano (o forse fa comodo non parlarne per non dipingere un quadro peggiore di quanto non lo sia realmente).
Io invece non ho paura a farlo, anzi VOGLIO presentarti le cose come stanno appunto perché tu possa scegliere, e agire fin da ora per avere una vecchiaia vitale, energica e felice.
<< Cosa devo fare quindi per evitare di sentirmi un ostacolo per la mia famiglia quando sarò anziano, e vivere al meglio gli ultimi anni della mia vita? >>
Devi iniziare ad agire ora, vivendo nel presente ma proiettato nel futuro con sguardo lungimirante. Cambiare il tuo stato fisico o mentale a ottant’anni è troppo tardi per farlo, ormai i giochi sono fatti, il momento giusto è ora.
Se a vent’anni potevi permetterti qualche eccesso, e di non seguire un’alimentazione non del tutto regolare, adesso non puoi più farlo. All’epoca non ne avresti visto le possibili conseguenze, adesso invece sì, e sarebbero drastiche.
Se ho creato Longebility, il primo rivoluzionario sistema per una vita longeva e felice è appunto anche per questo: far rendere conto ai 50enni 60enni di oggi che invecchiare in modo longevo è possibile, e attraverso i materiali che condivido voglio mettere a disposizione interviste, consigli e contenuti di valore per permettere, a chi mi segue, di essere longebility.
Cosa…. Non mi segui ancora???
Cosa aspetti? Clicca qui ed accedi subito alla Longebility Community per rimanere costantemente aggiornato con i prossimi contenuti che pubblicherò.
Augurandoti una vita il più possibile longeva e felice, ti aspetto nella community
A presto ,
Enzo Parianotti
Ricercatore e Fondatore di Longebility
Il primo rivoluzionario sistema per una vita longeva e felice
PS: Non è mai troppo tardi per cambiare rotta, ma aspettare la quarta età sarà troppo tardi.
Prima cominci a immaginare come vorresti vivere la tua vecchiaia, e meglio sarà per conservare la tua autonomia e la capacità di decidere per te stesso.
Lo scopo è aggiungere vita agli anni e non anni alla vita, perché una vita longeva è un sogno possibile.
Il mio obiettivo è darti gli strumenti per aiutarti a realizzarlo, è per questo che è nata Longebility.
Per rimanere aggiornato con i vari consigli, contenuti e materiali che condividero clicca qui sotto ed entra nella Longebility Community.